13 ottobre 2008

Guida galattica per autostoppisti (G. Jennings, 2005)

Guida galattica per autostoppisti (The hitchhiker's guide to the galaxy)
di Garth Jennings – USA/GB 2005
con Martin Freeman, Mos Def
**

Rivisto in DVD, con Giovanni e Ilaria.

Sopravvissuto all'improvvisa distruzione della Terra (che è stata demolita dagli alieni Vogon per far posto a un'autostrada spaziale), l'everyman inglese Arthur Dent vaga per il cosmo in compagnia dell'amico Ford Prefect e di altri bizzarri compagni, facendo l'autostop e cercando di scoprire quale sia la domanda fondamentale sulla vita, l'universo e tutto quanto (la risposta invece è già nota: 42, come sa anche Google). In sé il film in fondo non è poi male: leggero e demenziale, divertente al punto giusto e con una buon mix fra effetti digitali e artigianali. Insomma, poteva andare peggio. Ma quando alle spalle c'è materiale di partenza del calibro della mitica serie radiofonica e dei romanzi di Douglas Adams, un po' di delusione è inevitabile. Gran parte dell'umorismo dell'autore inglese, paradossale e verbale, sullo schermo semplicemente non funziona: basti pensare a scene come quella del vaso di petunie e della balena, o al Vogon che declama le sue poesie. Come se non bastasse, molte gag sono troncate a metà, e a quel punto era quasi meglio che non fossero inserite affatto ("Per vedere i piani sono dovuto scendere in cantina". E stop, quel dialogo finisce qui, niente cartello "Attenti al leopardo"!). In compenso, c'è parecchio materiale ex novo (ideato in gran parte proprio dal compianto Adams, accreditato come co-sceneggiatore), come le sequenze che coinvolgono John Malkovich, quelle della fuga dal pianeta dei Vogon (mitici i battipanni viventi) e in generale la storia d'amore fra Arthur e Trillian. Nel complesso la comicità diventa più visiva che concettuale, il ruolo della Guida stessa risulta sminuito (non viene quasi mai consultata) e la sottotrama principale, quella dei topi, non è particolarmente convincente. Fra le cose migliori, invece, c'è la tecnologia: il computer Pensiero Profondo, l'astronave Cuore d'Oro e il robot depresso Marvin rimangono impressi sia per il design "arrotondato" sia per la loro personalità. A proposito, nella versione originale Marvin (al cui interno si muove Warwick Davis) ha la voce di Alan Rickman e Pensiero Profondo quella di Helen Mirren, mentre il narratore è Stephen Fry. Le differenze con la vecchia serie televisiva della BBC sono notevoli: più "inglese" e scalcinata quella, più "americana" e professionale questa (alcune scenografie, come l'officina di pianeti su Magrathea, sono spettacolari e lasciano davvero a bocca aperta!). Carina anche la sequenza di apertura, con i delfini che cantano "Addio e grazie per tutto il pesce". Fra gli attori spiccano per simpatia Zooey Deschanel nella parte di Trillian e Sam Rockwell in quella del folle Zaphod Beeblebrox.

Nota: i romanzi originali sono una fonte talmente smisurata di citazioni e di ispirazioni che molti spettatori, guardando il film, in certe scene avranno creduto di trovarsi di fronte a omaggi o parodie, senza sapere che invece è proprio la Guida a essere all'origine di termini, frasi e concetti poi utilizzati da altri (per fare un solo esempio, il nome del traduttore automatico Babelfish). Un po' come era accaduto con i film del Signore degli Anelli, che qualcuno ha accusato di poca originalità perché troppo pieni di quei cliché fantasy che proprio Tolkien aveva invece creato, cinquant'anni prima.

2 commenti:

Roberto Junior Fusco ha detto...

Beh, il ciclo di romanzi di Adams sono qualcosa di immenso. Il film è quello che è: un prodotto dignitoso e niente di più, ma come dici tu poteva andare peggio.

Christian ha detto...

Ci sarebbe voluto forse uno stile più british, alla Doctor Who o alla Monty Python.