20 settembre 2011

Killer Joe (William Friedkin, 2011)

Killer Joe (id.)
di William Friedkin – USA 2011
con Matthew McConaughey, Juno Temple
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Visto al cinema Arcobaleno, in originale con sottotitoli (rassegna di Venezia).

Per ripagare un debito contratto con un gangster, un giovane spacciatore – d’accordo con il resto della famiglia – decide di assoldare un killer per eliminare la madre e riscuotere così la sua assicurazione sulla vita. Non avendo però il denaro da anticipare al sicario (ossia Killer Joe, un poliziotto che “come secondo lavoro” fa appunto l’assassino a pagamento), accetta di consegnargli la sorella minore, di cui l’uomo si è innamorato. Tradimenti, intoppi e svolte inaspettate complicheranno ovviamente la vicenda. Con questa farsa “nera” su una famiglia disfunzionale, tratta da un lavoro teatrale di Tracy Letts, Friedkin gioca a fare il Tarantino: tutto nel film, dai dialoghi alle situazioni, dai personaggi alla colonna sonora (“Those boots are made for walking” di Lee Hazlewood), ricorda infatti il cinema di Quentin. E il divertimento, almeno per i primi tre quarti di film, a dire il vero non manca: però, man mano che si procede verso il finale, l’accumulo di situazioni grottesche e paradossali comincia a infastidire, sfociando nel volgare e nel gratuito. E la mancanza di una conclusione catartica (quando per tutto il film ci si attendeva che Killer Joe o qualche altro personaggio risolvesse la situazione in maniera brillante o inaspettata) fa capire di trovarsi di fronte a un film di quello stesso filone nichilista, amorale e postmoderno, caratteristico appunto di Tarantino e dei fratelli Coen, che ha ammorbato buona parte del cinema americano recente a suon di decostruzioni e di sberleffi. Ridatemi gli anni settanta!

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