14 settembre 2012

La fille de nulle part (J.C. Brisseau, 2012)

La fille de nulle part
di Jean-Claude Brisseau – Francia 2012
con Jean-Claude Brisseau, Virginie Legeay
**1/2

Visto al cinema Anteo, in originale con sottotitoli (rassegna di Locarno).

Michel, insegnante di matematica in pensione, soccorre e ospita la giovane Dora, una misteriosa ragazza che ha trovato ferita e sanguinante sulle scale del proprio condominio. Fra il solitario professore e la problematica "ragazza venuta dal nulla" nasce una strana amicizia che cresce giorno dopo giorno e si sviluppa in varie direzioni. Dora comincia ad aiutare Michel nella stesura di un saggio di filosofia e teologia (sulle credenze che plasmano la vita quotidiana), ma la sua presenza catalizza anche strani fenomeni paranormali: nell'appartamento dell'uomo cominciano a manifestarsi presenze maligne, legate forse alla moglie defunta o più in generale al passato non risolto, inattese incursioni di entità soprannaturali che rapresentano tutta la zavorra di una vita ormai inchiodata su un binario morto e che l'arrivo di Dora contribuisce a far emergere affinché possano essere scacciate. Nel frattempo il rapporto fra i due si fa sempre più stretto, al punto che Michel – che comincia a percepire la propria morte come imminente – medita di lasciare alla ragazza l'appartamento e tutti i propri beni, magari dopo averla adottata o addirittura sposata (a un certo punto giunge persino a ritenerla la reincarnazione della moglie). Girato letteralmente "in casa" e con un budget bassissimo (l'appartamento dove si svolge la vicenda – traboccante di libri, film e manifesti – è la vera dimora del regista, mentre i due protagonisti sono interpretati da Brisseau stesso e dalla sua assistente, che già aveva recitato per lui nel micidiale "Gli angeli sterminatori"; persino i fantasmi sono stati resi con delle semplici lenzuola!), si tratta di un film bizzarro e difficile da giudicare: poco convincente a livello di regia e di recitazione, affascina invece a tratti per la sceneggiatura, che straborda in varie direzioni e che nella sua confusione di registri (drammatico, comico, soprannaturale) alterna banalità esistenzialiste e interessanti riflessioni intellettuali e soprattutto emotive, con lunghi dialoghi e seducenti visioni incastonate in una scenografia minimalista. Forse il Pardo d'Oro assegnatogli al Festival di Locarno è esagerato (d'altronde la giuria era presieduta da Apichatpong Weerasethakul, a sua volta appassionato propinatore di atmosfere che fondono il realismo con il fantastico), ma è comprensibile che una pellicola del genere possa rimanere impressa e scavare nell'inconscio degli spettatori. In ogni caso, erano anni che non sussultavo sulla poltrona come nella scena di una delle prime apparizioni del fantasma: è talmente inaspettata che fa davvero paura, molto più che se non ci trovassimo in un tradizionale film horror.

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