2 luglio 2013

L'Inferno (Bertolini, De Liguoro, Padovan, 1911)

L'Inferno
di Francesco Bertolini, Giuseppe De Liguoro e Adolfo Padovan – Italia 1911
con Salvatore Papa, Arturo Pirovano
**1/2

Rivisto in divx, con Sabrina.

Con le sue cinque bobine complessive (per una durata di proiezione superiore a un'ora), "L'Inferno" è considerato il primo lungometraggio girato in Italia, nonché uno dei primi grandi successi commerciali (godette anche di una distribuzione internazionale) dell'industria cinematografica italiana, che all'epoca – sulla scia dei "film d'arte" francesi – si dedicava soprattutto alla produzione di pellicole in costume di ambientazione storica o letteraria. Girato in esterni sulla Grigna e in studio a Milano, e ispirato ovviamente alla prima cantica della "Divina commedia" di Dante, ne illustra gli episodi più celebri attraverso una successione di brevi scene (quasi dei tableaux vivants, con inquadrature fisse in campo medio) intervallate da cartelli che le introducono e ne anticipano i contenuti. Vediamo Dante perdersi nella selva oscura, incontrare le tre fiere e poi Virgilio (inviato da lui su ordine di Beatrice), attraversare il limbo, incontrare Caronte e Minosse, ascoltare le storie (con tanto di flashback) di Paolo e Francesca, Pier della Vigna, il Conte Ugolino, scendere di bolgia in bolgia fino a quella dei traditori dove si trova Lucifero, e infine uscire "a riveder le stelle". In assenza di un montaggio usato in chiave narrativa (solo nel 1914, con "Cabiria" di Pastrone e "Nascita di una nazione" di Griffith, il linguaggio del cinema si approprierà in maniera matura e definitiva di questi strumenti), la regia si limita a pochi e impercettibili carrelli che seguono il cammino dei due personaggi principali (Dante e Virgilio), affidandosi per il resto alle scenografie – che richiamano in maniera evidente le illustrazioni di Gustavo Doré – e agli effetti speciali. Questi ultimi sono il vero punto di forza della pellicola, e spaziano da effetti puramente teatrali (personaggi che "volano" appesi a corde o simili) a prettamente cinematografici (sovrimpressioni, dissolvenze, trucchi di montaggio alla Méliès), tutti utilizzati in funzione realistica come si usava all'epoca del cosiddetto "cinema delle attrazioni", quella fase pionieristica in cui la settima arte non si proponeva ancora di "raccontare una storia" ma semplicemente di intrattenere il pubblico mostrando delle "immagini in movimento" e i tanti trucchi ottici che la tecnica fotografica dell'epoca metteva a disposizione. Per questo motivo, oltre il suo valore storico, de "L'inferno" si apprezza quasi esclusivamente l'aspetto visivo (da rimarcare anche costumi e trucco, che rendono in modo efficace demoni, giganti e mostri vari), in assenza di una vera sceneggiatura e di una recitazione apprezzabile (mancano del tutto i primi piani). Certo, viene da riflettere su quanti e quali passi da gigante avrebbe fatto il cinema nel breve volgere di pochi anni. Curiosità: è uno dei pochi film su Dante a mostrare, fra i dannati, anche Maometto.

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