27 gennaio 2014

L'uomo del banco dei pegni (S. Lumet, 1964)

L'uomo del banco dei pegni (The pawnbroker)
di Sidney Lumet – USA 1964
con Rod Steiger, Jaime Sánchez
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Visto in divx.

Sol Nazerman (un monumentale Rod Steiger), professore universitario ebreo di origine tedesca, sopravvissuto all'Olocausto e ad Auschwitz, gestisce ora uno scalcinato banco dei pegni nel quartiere newyorkese di Harlem. Le esperienze passate lo hanno reso misantropo e impermeabile alle emozioni: svolge il suo lavoro in maniera fredda e spenta, anestetizzato e privo di qualsivoglia empatia nei confronti di coloro che lo circondano: i poveracci che si affidano al suo negozio, i gangster che lo sfruttano per riciclare denaro, una donna che cerca di scuoterlo dal suo torpore, il giovane apprendista portoricano che vuole imparare il mestiere per tagliare i ponti con i delinquenti che un tempo frequentava. Forse sente la "colpa di essere vivo", come lo accusa il genitore di un suo compagno che invece nei lager è morto; forse ha perduto ogni fede in Dio e ogni rispetto per l'umanità, come rivela al suo apprendista; o forse ha semplicemente deciso di "liberarsi di ogni emozione" nella speranza di rimuovere così anche i ricordi della perdita della sua famiglia. Ricordi che però, con rapidissimi flashback (notevole il montaggio), cominciano a tornargli davanti agli occhi sempre più di frequente, scuotendo la sua corazza e mandandolo in crisi. Primo film americano a trattare il tema dell'Olocausto dal punto di vista di un sopravvissuto e soprattutto il trauma successivo a quegli eventi (nonché, curiosità di costume, primo film hollywoodiano contenente scene di nudo – le tette della prostituta – a essere approvato sotto il regime del codice Hays), racconta la tragedia di un uomo prima ancora che quella di un popolo (di cui quasi tutti gli altri personaggi sono all'oscuro o non conoscono i dettagli: non sono pochi coloro che chiedono con curiosità al protagonista cosa significhi il numero che ha tatuato sul braccio). Lo stile (soprattutto riguardo ai flashback) è evidentemente debitore della Nouvelle Vague francese, tanto da essere stato paragonato ad alcuni lavori di Alain Resnais ("Hiroshima mon amour", "Notte e nebbia"), anche se l'uso degli ambienti (dal negozio in cui Nazerman ha scelto di "seppellirsi", perennemente immerso nell'ombra e chiuso da grate come quelle di una prigione, alle strade e ai ponti di uno dei quartieri più malfamati della città), resi ancora più grigi ed opprimenti dalla fotografia in bianco e nero, è invece tipicamente americano. Brock Peters è il gangster con cui Sol è in affari, mentre – non accreditato – Morgan Freeman fa la sua prima (piccola) apparizione sullo schermo.

2 commenti:

Ismaele ha detto...

una folgorazione, quando l'ho visto, tanti anni fa, bellissimo

Christian ha detto...

Io non lo conoscevo... Ma per il Giorno della Memoria mi è sembrato giusto vedere qualcosa di diverso (e non i soliti film che passano tutti gli anni sempre in televisione).