20 gennaio 2014

Orizzonte perduto (Frank Capra, 1937)

Orizzonte perduto (Lost horizon)
di Frank Capra – USA 1937
con Ronald Colman, Jane Wyatt
**1/2

Rivisto in DVD.

Nel 1935, mentre il mondo comincia a essere sconvolto da venti di guerra, il diplomatico britannico Robert Conway (Ronald Colman) fugge dalla Cina in rivolta a bordo di un aereo. Il velivolo, su cui si trovano anche il fratello di Conway, George (John Howard), un paleontologo (Edward Everett Horton), un uomo d'affari ricercato per bancarotta fraudolenta (Thomas Mitchell) e una cinica americana, malata terminale (Isabel Jewell), si schianta però fra le montagne, in una regione inesplorata dell'Himalaya. I passeggeri, sopravvissuti all'impatto, scoprono che fra le vette innevate si nasconde una vallata calda e fertile, Shangri-La, i cui abitanti hanno dato vita a una vera e propria utopia: non esistono guerre o conflitti di nessun tipo, né tantomeno crimini, denaro o persino malattie (la durata della vita è prolungata, in una sorta di eterna giovinezza), e l'idilliaca esistenza si dipana all'insegna della moderazione, del baratto e della serenità. Il pacifista Conway si trova perfettamente a suo agio in un luogo del genere (e si innamora anche di una ragazza del posto), così come pian piano fanno i suoi compagni; tutti tranne George, più pragmatico e realista, che invece non vede l'ora di tornare in patria... Film epico ed epocale, tratto da un romanzo di James Hilton, è forse il più ambizioso (e costoso) lungometraggio della carriera di Frank Capra, una pellicola che dietro l'appartenenza al genere avventuroso non si sforza di nascondere i suoi intenti idealisti, con il risultato che il film si focalizza troppo sui temi e poco sulla storia o i personaggi (la cui caratterizzazione è fin troppo semplice e monodimensionale). Inoltre, proprio una delle cose più belle, i set così ricchi e sontuosi (i palazzi di Shangri-La, in stile art decò, sono moderni e opulenti, e valsero allo scenografo Stephen Gosson un meritato premio Oscar), stonano un po' con il messaggio che predica uno stile di vita "semplice e moderato". Commovente però il finale, con il faticoso ritorno di Conway al suo "paradiso perduto" e ritrovato.

La lavorazione fu lunga e problematica: pare che Capra volesse girare a colori, ma fu costretto a scegliere il bianco e nero perché le immagini di repertorio dell'Himalaya a sua disposizione erano tutte in monocromia. Avendo sforato il già cospicuo budget previsto (per non parlare del tempo per le riprese), il film causò una mezza crisi finanziaria alla Columbia Pictures e incrinò i rapporti fra il regista e il produttore Harry Cohn, nonché quelli con lo sceneggiatore Robert Riskin (che aveva collaborato con Capra in gran parte dei suoi lungometraggi precedenti). La versione completa durava circa sei ore, e inizialmente si pensò di distribuirla al cinema divisa in due parti; in seguito, però, Capra la ridusse a tre ore e mezza, rigirando anche alcune scene, e in previsione dell'uscita Cohn la tagliò ulteriormente fino a due ore e dodici minuti. Lo scarso successo al box office spinse poi i produttori ad eliminare altri quattrodici minuti di girato: pesantemente rimaneggiato, il film è oggi disponibile in DVD in una versione restaurata dove però alcune parti (ormai perdute) sono presentate sotto forma di fotogrammi fissi, essendo stato recuperato solo l'audio. Colman, protagonista indiscusso, è attorniato da una serie di caratteristi (Horton, Mitchell...) che fanno del loro meglio per dare una qualche personalità a personaggi decisamente sacrificati e poco sviluppati. Nel resto del cast, anche Sam Jaffe (il "grande saggio", in originale "High Lama"), Jane Wyatt (la donna di cui Robert si innamora), Margo (la "russa" Maria) e H.B. Warner (il vecchio Chang). Da notare che al film (e al libro di Hilton) si sono ispirati diversi autori disneyani, in particolare Carl Barks (la memorabile "Zio Paperone e la dollarallergia"), Romano Scarpa ("Topolino nel favoloso regno di Shan-Grillà") e Rodolfo Cimino (specializzatosi proprio in storie sul tema della vallata sperduta dove una popolazione vive in armonia, lontana dalle guerre e dai conflitti del "mondo civile", peraltro ricorrente nella narrativa e nei fumetti d'avventura della prima metà del ventesimo secolo).

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