19 luglio 2014

C'era un uomo (Victor Sjöström, 1917)

Nota: se non ho fatto male i conti, questo è il 2000° film di cui scrivo su questo blog!

C'era un uomo (Terje Vigen)
di Victor Sjöström – Svezia 1917
con Victor Sjöström, Bergliot Husberg
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Visto su YouTube.

Terje Vigen è un pescatore che vive con la famiglia in una piccola isola vicino alle coste della Norvegia. Nel 1809, durante le guerre napoleoniche, la flotta inglese occupa i mari, impedendo il passaggio a chiunque: pur di procurare del cibo alla moglie e alla figlia, Terje cerca di forzare il blocco con la sua piccola barca a remi, ma viene catturato e chiuso in prigione per cinque anni. Quando torna a casa, scopre che i suoi cari sono morti di fame e povertà. Passa diverso tempo, che Terje trascorre da solo covando rabbia e rancore, finché una notte uno yacht inglese si trova in difficoltà per la tempesta nelle acque che circondano l'isola. Terje si lancia al salvataggio dei suoi occupanti, ma scopre che il lord a bordo dello yacht non è altri che il capitano inglese che anni prima lo aveva catturato e che non aveva avuto pietà di lui: coglierà l'occasione per vendicarsi oppure prevarranno la ragione e il perdono? Da un poema di Henryk Ibsen (i cui versi donano un tono letterario ed elevato alle didascalie della pellicola), un film che sposa una drammatica vicenda a sfondo morale con una tecnica cinematografica moderna e all'avanguardia, non solo dal punto di vista formale (il montaggio, la fotografia) ma anche strutturale (la costruzione narrativa non lineare e l'uso dei flashback). All'epoca fu il lungometraggio più costoso mai prodotto in Svezia e per molti critici rappresenta l'inizio del "periodo d'oro" del cinema muto svedese, di cui lo stesso Sjöström fu una delle figure di spicco con lavori come "Il carretto fantasma". Qui colpisce l'uso dei paesaggi e degli ambienti, resi magistralmente attraverso la profondità di campo (quella di girare spesso in esterni rimarrà una caratteristica – peculiare per quei tempi – del regista scandinavo). Impressionanti, in particolare, le scene in mare aperto, con il contrasto fra le onde burrascose della tempesta (come l'animo del protagonista) e le acque calme e quiete del finale. Fra le sequenze più belle: l'inseguimento (con montaggio alternato) della scialuppa inglese alla barca di Terje in fuga; la bufera notturna che mette in pericolo lo yacht; e il confronto finale presso lo scoglio. Il dramma di Ibsen, al di là della dimensione individuale, si ammanta di toni lirici e universali e può essere letto anche in chiave politica, auspicando una riconciliazione dopo la guerra (proprio nel 1814 Svezia e Norvegia posero fine alle ostilità unendosi in una sola nazione). Sjöström, anche attore protagonista, ricorre a un ottimo trucco che lo mostra in vari gradi di invecchiamento.

1 commento:

Ismaele ha detto...

per iniziare :)