21 novembre 2014

Chi ha paura di Virginia Woolf? (Mike Nichols, 1966)

Chi ha paura di Virginia Woolf? (Who's afraid of Virginia Woolf?)
di Mike Nichols – USA 1966
con Richard Burton, Elizabeth Taylor
**1/2

Visto in divx, per ricordare Mike Nichols.

Reduci da una festa in casa del padre di lei, rettore di una prestigiosa università del New England, il professore di storia George (Richard Burton) e la moglie Martha (Liz Taylor) ricevono in casa, alle due di notte, una giovane coppia conosciuta poco prima: un aitante insegnante di biologia (George Segal) e la sua minuta compagna (Sandy Dennis). Il matrimonio fra George e Martha è un totale disastro, e i due non perdono occasione per litigare, offendersi, vomitarsi volgarità, rinfacciarsi i rispettivi fallimenti e umiliarsi a vicenda in pubblico, coinvolgendo lentamente – complice anche l'alcol – i due nuovi arrivati in una feroce e inesorabile autodistruzione. Impietoso, cinico e senza via di scampo, il film d'esordio di Nichols – tratto dall'omonima opera teatrale di Edward Albee – sembra anticipare diverse pellicole polanskiane (come "Luna di fiele" o "Carnage"). Ambientato tutto in una notte (si conclude con la mattina) ed essenzialmente con soli quattro personaggi, scava nel fallimento, nelle bugie, nelle illusioni (il figlio mai nato) e nel malessere di una coppia che riesce a sopravvivere soltanto perché legata da un forte rapporto di amore-odio (anche se nel finale il crollo delle ultime illusioni pare suggerire il raggiungimento di un nuovo equilibrio). Naturalmente, a interpretarla non potevano esserci attori più adatti di Burton e della Taylor, che anche nella vita reale passavano da un bisticcio all'altro, da un matrimonio a un divorzio (nel periodo in cui fu girata la pellicola, per la cronaca, erano sposati). Liz, allora al massimo del suo fulgore, venne qui ingrassata, invecchiata e imbruttita per esigenze di copione (inizialmente Albee avrebbe voluto Bette Davis, mentre Nichols aveva pensato a Marlene Dietrich). Sceneggiatura un po' troppo "gridata" per i miei gusti, ma all'epoca fece scalpore per i toni espliciti, le frasi volgari e le allusioni sessuali portate sullo schermo: è considerata una delle pellicole che maggiormente testimoniano il cambio di linguaggio di Hollywood negli anni sessanta (curiosamente, all'inizio la Taylor se la prende con i "polpettoni" prodotti fino ad allora dalla Warner Bros., che era proprio la casa produttrice del film). Il titolo fa riferimento a una canzoncina udita durante il party, che parodizza in chiave "intellettuale" la celebre "Who's afraid of the big bad wolf?" ("Chi ha paura del lupo cattivo?") dal cartone animato "I tre porcellini". Il debutto alla regia di Nichols si fa notare per la buona padronanza della macchina da presa, che incapsula i personaggi negli spazi e si sofferma in un paio di occasioni sui volti di Burton e della Taylor impegnati in lunghi monologhi. Nonostante i timori per la crudezza del linguaggio usato, il film riscosse un grande successo critico e venne nominato all'Oscar in ogni categoria possibile (all'epoca 13), comprese le quattro per gli interpreti. Vinse cinque statuette, fra cui le due per le attrici (Liz Taylor e Sandy Dennis) e quella per la fotografia in bianco e nero.

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