28 marzo 2015

Cuore fedele (Jean Epstein, 1923)

Cuore fedele (Cœur fidèle)
di Jean Epstein – Francia 1923
con Gina Manès, Léon Mathot, Edmond Van Daële
**1/2

Visto su YouTube.

La trovatella Marie è stata cresciuta dai proprietari di una bettola nel porto di Marsiglia, che la sfruttano come cameriera. La ragazza è innamorata di Jean, marinaio povero ma onesto, ma i suoi "genitori" preferiscono darla in sposa al poco di buono Petit Paul. Jean cercherà di riprendersela, affrontando Paul a mani nude, ma finirà in prigione: e quando ne uscirà, un anno dopo, scoprirà che nel frattempo Marie – che ora vive con Paul, sempre più violento e perennemente ubriaco – ha avuto un figlio... Passato alla storia come uno dei primi teorici del cinema, Jean Epstein realizzava film soprattutto per mettere in pratica le proprie idee: così si può spiegare l'apparente banalità del soggetto, un melodramma convenzionale come tanti, sul tema degli amanti separati dalle avversità (il suo intento era quello di "conquistare la fiducia di coloro, ancora così numerosi, che credono che soltanto i melodrammi più bassi possano interessare al pubblico", scrisse; ma anche creare qualcosa di "così sobrio e semplice da potersi avvicinare alla nobilità e all'eccellenza della tragedia"), cui si contrappone uno stile moderno e consapevole. Ispirato dai lavori di Abel Gance, di cui era un ammiratore, Epstein si concentra sulle inquadrature (si spazia dai primissimi piani, a volte addirittura dai più piccoli dettagli di oggetti, mani e volti, ai campi medi e lunghi che permettono di inserire il personaggio nel paesaggio) e sul montaggio, che a volte diventa rapidissimo e ritmico. Da un soggetto scritto, pare, nell'arco di una sola notte, il film è stato sceneggiato da Epstein insieme alla sorella Marie, sua consueta collaboratrice (e guarda caso, i due protagonisti si chiamano proprio come loro: Jean e Marie), la quale – accreditata come "Mile Marice" – recita anche una parte non trascurabile, quella della vicina zoppa che favorisce gli incontri dei due amanti. Peccato però che l'eccessiva povertà dei contenuti finisca per annacquare la potenza espressiva delle immagini. I personaggi sono bidimensionali, definiti solo dai rispettivi ruoli nella storia, e gli elementi della trama non necessitano approfondimento (questo vale anche per i comprimari: i padroni dell'osteria, il bambino di Marie, la donna pettegola...). Fra i momenti da ricordare: l'incipit, con gli sguardi intensi dei protagonisti che si perdono sul mare davanti a loro (con le onde spesso "soprapposte" ai volti); la sequenza delle giostre, quasi ipnotica e dionisiaca, con un montaggio rapidissimo e frammentato, dove i sentimenti e le emozioni contrapposte dei personaggi emergono con rara efficacia (Paul su di giri, Marie triste e con la morte nel cuore; curiosamente, nel finale, la stessa ambientazione è utilizzata per mostrarci il "lieto fine": stavolta lei è serena, mentre Jean sembra turbato e pensieroso); la suspense quasi hitchcockiana della scena in cui Petit Paul sta tornando a casa, salendo lentamente le scale, mentre Marie è in compagnia di Jean; in generale l'attenzione all'ambiente, che anticipa il filone del "realismo poetico", di cui si ricorda per esempio l'osteria sulle cui pareti spicca la scritta in inglese "For ever", che allude al destino dei due protagonisti.

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