30 marzo 2016

Aliens (James Cameron, 1986)

Aliens - Scontro finale (Aliens)
di James Cameron – USA 1986
con Sigourney Weaver, Michael Biehn
***1/2

Rivisto in DVD.

Il terzo film di James Cameron è il seguito del fortunato "Alien" di Ridley Scott, che molta impressione aveva lasciato agli spettatori sin dalla sua uscita nel 1979 (è curioso notare come ben tre dei primi cinque lungometraggi di Cameron siano dei sequel: "Piranha paura", "Aliens" e "Terminator 2"; di quest'ultimo almeno aveva diretto anche il primo capitolo). Se l'originale mescolava la fantascienza con l'horror, questo ha invece tutte le stimmate del film bellico e d'azione. Si svolge 57 anni dopo il precedente, quando la capsula con a bordo Ripley (Sigourney Weaver), unica sopravvissuta del cargo Nostromo, viene recuperata da una stazione spaziale. Uscita dall'ibernazione, la donna (di cui finalmente conosciamo il nome: Ellen) racconta ai responsabili della compagnia Weyland-Yutani gli eventi dell'avventura precedente, ma inizialmente non viene creduta. Tutto cambia però quando la compagnia perde ogni contatto con le famiglie che nel frattempo avevano colonizzato il satellite roccioso su cui il Nostromo aveva fatto sosta. Nel timore che i coloni possano aver trovato l'astronave aliena e scatenato la furia degli xenomorfi, viene approntata una missione di salvataggio, di cui fanno parte – oltre a Ripley, al rappresentante della compagnia Burke (Paul Reiser) e all'androide Bishop (Lance Henriksen) – anche uno squadrone di marines spaziali, fra i quali spiccano l'inesperto tenente Gorman (William Hope), il sergente Apone (Al Matthews), il caporale Hicks (Michael Biehn) e la tostissima soldatessa Vasquez (Jenette Goldstein). I soccorritori giungono in ritardo, visto che la base dei coloni è stata ormai invasa dagli alieni che hanno sterminato tutti fuorché una bambina, Newt (Carrie Henn), nascostasi nei canali di aerazione. Nemmeno i marines riusciranno a tenere testa alle orde di mostri, e nonostante l'opposizione di Burke (la compagnia, proprio come nel primo film, vorrebbe riportare sulla Terra degli esemplari alieni per studiarli e sfruttarli come armi biologiche) l'unica soluzione sarà quella di far esplodere la base. Non prima, naturalmente, di uno "scontro finale" fra Ripley e la regina madre degli xenomorfi.

Il titolo al plurale mette subito le cose in chiaro. Se nel primo film l'equipaggio del Nostromo aveva dovuto far i conti con un alieno, stavolta le minacce sono molteplici. In quanto sequel, la pellicola è abile a riutilizzare tutti gli elementi del primo capitolo (per esempio il ciclo biologico dei mostri, il fatto che abbiano acido nel sangue, l'impiego di androidi da parte della compagnia, ecc.), senza travisarli o modificarli, ma integrandoli con nuove informazioni e nuovi dettagli (la presenza della regina aliena, colei che depone le uova). Può sembrare implausibile che, fra tutti i mondi a disposizione, gli esseri umani abbiano scelto proprio quel satellite roccioso (lontanissimo e isolato) per colonizzarlo e "terraformarlo", ma è un caso esemplare della sospensione dell'incredulità necessaria per godersi un film di questo tipo. La pellicola è essenzialmente divisa in due parti, con una lunga introduzione (quasi un'ora) che precede l'incontro con gli alieni; da lì in poi è tutta un'ininterrotta sequenza d'azione, una battaglia per la distruzione e la sopravvivenza fra i marines e gli alieni (con frasi entrate nel mito, come "Vengono fuori dalle fottute pareti!" o "Io dico: nuclearizziamo"), che culmina – ed è significativo, trattandosi di un film ad alto tasso di testosterone – nello scontro diretto fra le due figure "materne" di Ripley e della regina aliena. Entrambe combattono per proteggere i propri "figli": Ripley per salvare Newt, che di fatto ha "adottato" (nel momento di maggior pericolo, la bambina la chiama addirittura "mamma"), in sostituzione forse della vera figlia che ha perduto a causa del lungo tempo in cui è rimasta in ibernazione (in una scena tagliata, recuperata poi nell'edizione "Director's Cut" uscita in DVD, scopriamo che tale figlia è morta a 66 anni, prima che Ripley venisse tratta in salvo: la foto che viene mostrata è quella della madre dell'attrice Sigourney Weaver); la regina per vendicare la sua prole e le uova che sono state distrutte da Ripley stessa. Come nel precedente film, gli alieni sono terribili creature guerriere e assassine, ma non "cattive" di per sé: fanno solo quello che la natura dice loro di fare.

Il personaggio di Ellen Ripley, rispetto al primo film (che pure l'anticipava), ha una forte evoluzione: da "scream queen" a eroina d'azione che non si limita a scappare davanti ai mostri ma li affronta direttamente, come nell'iconico combattimento finale (grazie a un esoscheletro da lavoro). In numerose scene, Ripley dimostra di non avere meno forza e coraggio dei tanto celebrati marines spaziali (fra i quali, comunque, ci sono anche donne, sia pure "macho" e muscolose come Vasquez). In questo senso, la pellicola è stata un punto di svolta nella rappresentazione di genere all'interno del cinema d'azione, una tendenza che i successivi lavori di Cameron (a partire da "Terminator 2") non faranno che confermare. Anche la piccola Newt, pur essendo solo una bambina, esibisce tutta la sua forza di volontà e il suo coraggio, mentre fra i più "deboli" ci sono solo maschi (il tenente Gorman, il soldato Hudson, il traditore Burke). Naturalmente, avere forza e coraggio non significa essere supereroi: sia Ripley che Newt hanno paura dei mostri, come dimostra il fatto che entrambe soffrono di incubi a causa degli orrori cui hanno assistito e della perdita di amici e parenti. Significativo, dunque, che al termine del film, mentre stanno per ibernarsi, Ripley assicuri alla bambina che ora faranno "tutto un sogno fino a casa". La pellicola, d'altronde, si apriva con una bella transizione dal volto addormentato di Ripley alla rotondità del pianeta Terra visto dallo spazio. Come nel primo film, fra gli esseri umani si nasconde un robot: stavolta, però, che Bishop sia un androide è chiaro da subito (lo rivela la scena del gioco con il coltello, a seguito del quale si ferisce leggermente a un dito e ne fuoriesce il liquido bianco). E a differenza dell'Ash del primo "Alien", non è cattivo, segue (e cita) le leggi della robotica di Asimov e contribuisce nel finale a salvare Ripley e Newt. La regia di Cameron è dinamica, efficace e con molte idee (una su tutte, quella di mostrare la ricognizione dei marines attraverso le immagini riprese da ciascuno di loro, con tanto di nome in sovrimpressione sui vari schermi). La musica, d'atmosfera, è di James Horner (con il quale Cameron tornerà a collaborare per "Titanic"). Il film ha fortemente influenzato tutto un filone di fantascienza bellica che ha prosperato non solo al cinema, ma anche in fumetti e videogiochi (tipo "Halo"). La franchise proseguirà sei anni dopo con il meno riuscito "Alien³" di David Fincher.

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