16 giugno 2016

Un padre, una figlia (Cristian Mungiu, 2016)

Un padre, una figlia (Bacalaureat)
di Cristian Mungiu – Romania 2016
con Adrian Titieni, Maria-Victoria Dragus
***1/2

Visto al cinema Colosseo, con Sabrina e Marisa, in originale con sottotitoli (rassegna di Cannes).

Alla vigilia della prima prova dell'esame di maturità, la giovane Eliza, studentessa modello, è vittima di un'aggressione con tentativo di stupro. Incolume ma sotto shock e con un polso lussato, la ragazza rischia di non rendere al meglio durante gli esami e di non raggiungere così la media necessaria per vincere una borsa di studio e trasferirsi in un college in Inghilterra, come – ancora più di lei – sogna il padre Romeo. L'uomo, un medico serio e stimato da tutti, decide così di mettere da parte la propria integrità, affidandosi a una rete di favori e di amicizie per "garantirsi" che i voti della figlia siano quelli sperati. Vincitore a Cannes del premio per la miglior regia, il film di Mungiu è un lucido e incisivo studio sull'onestà e i compromessi morali, tutto incentrato su un protagonista che vede, nel giro di pochi giorni, crollare il castello di certezze che si è costruito in un'intera vita. Convinto di avere il controllo su ogni cosa e di agire nel giusto, all'insegna del machiavellico "il fine giustifica i mezzi", Romeo sottopone sé stesso e la figlia a un profondo conflitto etico. Anche perché ha ormai perduto ogni illusione sul futuro del proprio paese: non vuole che la figlia rimanga in Romania e commetta i suoi stessi errori, e ha trasferito su di lei le proprie speranze di riscatto e di rivincita. Sarà invece proprio Eliza, con la sua determinazione, a costringerlo a cambiare e ad uscire dall'ipocrisia della sua vita (accettando la realtà degli altri e chiarendo finalmente le cose con la moglie e l'amante). Ricco di momenti significativi, il film ha una certa "vibrazione" alla Haneke, sin dalle scene iniziali del lancio di pietre che mandano in frantumi il vetro di casa e più tardi il parabrezza dell'automobile (che il responsabile sia il piccolo Matei, il figlio dell'amante di Romeo?), per proseguire con la sequenza del cane investito o del dialogo – in cima alla seggiovia – fra il medico e l'amico poliziotto, metafora del tempo che trascorre e cambia il modo di vedere le cose. Il finale, a suo modo liberatorio, è figlio di una – finalmente – serena accettazione.

2 commenti:

Sabrina ha detto...

Questo film è un monumentale trattato di filosofia morale!

Christian ha detto...

I dilemmi morali, così come la relazione fra padre e figlia, sono al centro di una sceneggiatura da manuale: un film che sarebbe da rivedere più volte per cogliere meglio i tantissimi elementi e particolari che si succedono duranta la vicenda. Personalmente è il film di Mungiu che mi è piaciuto di più finora, anche più di "4 mesi, 3 settimane e 2 giorni".