19 luglio 2016

La sposa in nero (François Truffaut, 1968)

La sposa in nero (La mariée était en noir)
di François Truffaut – Francia 1968
con Jeanne Moreau, Jean-Claude Brialy
***

Rivisto in DVD.

Per vendicarsi dei cinque uomini responsabili della morte del marito, colpito per disgrazia da un colpo di fucile sulle scale della chiesa nel giorno del loro matrimonio, una giovane donna (Moreau) li rintraccia e li uccide uno a uno. Da un romanzo di Cornell Woolrich (che si firma come William Irish), un thriller nerissimo e atipico nella filmografia di Truffaut, che pure – come Godard e gli altri colleghi della Nouvelle Vague – non ha mai nascosto l'amore per la narrativa e il cinema di genere americano. Attraverso alcuni elementi ricorrenti (l'anello, il disco), la pellicola svela le sue carte poco a poco: dopo ogni delitto, lo spettatore viene a conoscenza di un pezzo in più del background e delle motivazioni del personaggio. Narrativamente il film può essere diviso in cinque parti, più un prologo e un epilogo, in ciascuna dei quali Julie rintraccia, avvicina e infine elimina (in modi sempre diversi e fantasiosi) i suoi bersagli, quasi sempre affascinandoli con il proprio charme e giocando con il fatto che loro non la conoscono. E infine si farà arrestare volontariamente, pur di raggiungere il quinto uomo che si trova chiuso in prigione. Secondo film a colori di Truffaut, ma il primo girato in Francia e con il suo direttore della fotografia di fiducia (Raoul Coutard): eppure nella memoria dello spettatore resta un film in bianco e nero, non solo per gli abiti della protagonista (che indossa quasi sempre il bianco nuziale – o virginale, quando si veste da Diana cacciatrice – o il nero della vedovanza) ma per i toni della vicenda, dove apparentemente non c'è spazio per il grigio o le sfumature cromatiche. Le "vittime" sono interpretate da Claude Rich (il rubacuori), Michel Bouquet (il solitario), Michel Lonsdale (il politico), Daniel Boulanger (il pregiudicato) e Charles Denner (il pittore). Per la colonna sonora, che ingloba una versione "drammatica" della classica marcia nuziale di Mendelssohn, Truffaut ricorre per la seconda volta di fila (dopo "Fahrenheit 451") a Bernard Herrmann, il compositore di fiducia di Hitchcock, quando mai adatto alle atmosfere della pellicola. Quentin Tarantino ha negato l'ispirazione, ma le similitudini con "Kill Bill" sono numerose ed evidenti (dalla struttura generale fino a piccoli particolari, come la scena in cui la sposa, dopo ogni vendetta, cancella con una riga il nome della vittima dal suo taccuino).

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