25 settembre 2016

Stefan Zweig: A farewell to Europe (M. Schrader, 2016)

Stefan Zweig: A Farewell to Europe (Vor der Morgenröte)
di Maria Schrader – Germania/Francia/Austria 2016
con Josef Hader, Barbara Sukowa
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Visto al cinema Apollo, con Marisa, in originale con sottotitoli (rassegna di Locarno).

Attraverso sei capitoli, girati per lo più in piano sequenza, il film racconta gli anni dell'esilio di Stefan Zweig in Sudamerica. Dal congresso internazionale del PEN Club a Buenos Aires nel 1936, alle visite nelle piantagioni di canna da zucchero in Brasile; da una breve permanenza a New York durante un rigido inverno, al trasferimento a Petrópolis, ancora in Brasile, nel 1941; fino al suicidio, insieme alla moglie, nel febbraio del 1942. Ne esce un fedele ritratto dello scrittore austriaco di origine ebrea, costretto a lasciare la patria per le persecuzioni naziste, e che, pur innamorandosi del Brasile (descritto come "il paese del futuro") e tentando a suo modo di abbracciare il cambiamento (una nuova moglie, una nuova casa, nuovi amici, persino un nuovo cane), non riuscì a sopravvivere alla perdita del proprio mondo e di quella vecchia Europa cui apparteneva e alla cui cultura era immensamente legato (tanto da evocare un'era in cui il continente avrebbe vissuto in pace, "senza più confini o passaporti"). Ben girato e interpretato, il film si limita ad accostare fatti (per quanto relativi a piccoli episodi, a volte banali, come ricevimenti, incontri con amici o parenti, visite, riflessioni), lasciando che la figura dello scrittore emerga dalla quotidianità e non dai grandi eventi, senza dare interpretazioni o giudizi morali. Anche se è evidente la simpatia verso il personaggio, di cui si rappresentano anche le convinte idee sul ruolo dell'intellettuale nella società, a partire dalla riluttanza di lasciarsi coinvolgere in crociate populiste o politiche. Il suo limite, forse, è di essere una pellicola fine a sé stessa, più interessante per chi conosce già la figura di Zweig che non per uno spettatore casuale.

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