10 ottobre 2016

Alla ricerca di Dory (Andrew Stanton, 2016)

Alla ricerca di Dory (Finding Dory)
di Andrew Stanton [e Angus McLane] – USA 2016
animazione digitale
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Visto al cinema Colosseo, con Sabrina.

Di tutti i comprimari del fortunato "Alla ricerca di Nemo", il più riuscito ed amato dagli spettatori era senza dubbio Dory, il pesce chirurgo con problemi di memoria che aiutava il protagonista Marlin a ritrovare suo figlio. Non stupisce dunque che proprio lei sia stata promossa al rango di title character di questo sequel, che giunge tredici anni dopo la pellicola originale. Il canovaccio rimane lo stesso (è la storia di una ricerca), e anche il tema trattato non cambia (il rapporto fra padri e figli). Si capovolgono però le parti: questa volta è la figlia (Dory) a lanciarsi alla ricerca dei suoi genitori Charlie e Jenny, dopo essersi "ricordata" di averli perduti (o di essersi perduta lei?) quando era piccola. I pochi frammenti di memoria che emergono a fatica la faranno risalire fino in California, il suo luogo di nascita, all'interno di un parco acquatico aperto al pubblico. Qui la ricerca avrà fine grazie all'aiuto di numerosi amici come il polpo cinico e mimetico Hank, lo squalo balena Destiny, il beluga Bailey, i leoni marini Fluke e Rudder. Come spesso capita, i film della Pixar sono costruiti su più livelli: a quello dell'azione e del divertimento, rivolto al pubblico infantile (le avventure, gli ostacoli da superare, le scene d'azione sopra le righe come – nel finale – quella in cui il polpo guida un camion!), si affianca una seconda lettura, apprezzabile più dagli spettatori adulti. In questo caso è il tema dell'handicap, già presente nel film originale (la pinna atrofica di Nemo) ma stavolta ancora più centrale, visto che la perdita di memoria a breve termine di Dory viene sottolineata in continuazione (rendendo a tratti la sceneggiatura persino ripetitiva) e vi si allude ironicamente anche con la scelta della canzone sui titoli di coda (una cover di "Unforgettable"). Peraltro, Dory non è l'unico personaggio che deve imparare a convivere con una disabilità: Hank è privo di un tentacolo, Destiny è miope, Bailey è convinto di non sapere più usare le proprie capacità di ecolocalizzazione, per non parlare di animali evidentemente sciroccati o disadattati (l'anatra Becky, il leone di mare Geraldo). E senza mai risultare retorico, il film riesce a essere profondamente edificante. Fra un'avventura e l'altra, e mentre veniamo a conoscenza dell'origine di quasi tutti i tratti salienti che caratterizzavano Dory nel primo film (l'ottimistica filosofia di vita, la canzone "Zitto e nuota", la convinzione di saper parlare il "balenese"), quasi non ci si rende conto che in tutta la pellicola non c'è un solo "cattivo", o almeno non un cattivo tradizionale: i pericoli vengono semmai dagli esseri umani, che si tratti dei responsabili dell'inquinamento dei fondali marini (dove si ritrovano rottami di auto, confezioni di plastica, in generale acque sporche e torbide) o di bambini incauti che vogliono accarezzare i pesci nelle vasche del parco acquatico. Nell'edizione italiana Licia Colò dà la voce (e il nome) all'annunciatrice dell'istituto oceanografico (in originale si trattava di Sigourney Weaver). Nella scena dopo i titoli di coda, ritroviamo Branchia e gli altri pesci fuggiti dall'acquario del dentista nel primo film. Alla proiezione in sala è abbinato il corto "Piper", su un uccellino che deve superare la paura delle onde del mare.

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