28 febbraio 2017

Moonlight (Barry Jenkins, 2016)

Moonlight (id.)
di Barry Jenkins – USA 2016
con Trevante Rhodes, André Holland
***

Visto al cinema Eliseo, con Sabrina.

Il vincitore a sorpresa del premio Oscar 2017 per il miglior film è una storia di formazione, tratta da un testo teatrale ("In Moonlight Black Boys Look Blue" di Tarell Alvin McCraney) e divisa in tre parti, che raccontano rispettivamente l'infanzia, l'adolescenza e l'età adulta del nostro protagonista, Chiron. Questi, ragazzo silenzioso, solitario e gracilino (tanto che da bambino viene chiamato da tutti "Piccolo"), vive con la madre tossica in un quartiere della periferia di Miami. E trova una figura paterna sostitutiva proprio nello spacciatore da cui la madre si rifornisce, l'esule cubano Juan, che ne prende a cuore le sorti. Da adolescente, dopo la morte di Juan, continua ad essere vessato dai bulli a scuola, ma comincia anche a fare chiarezza nei propri sentimenti e ha la prima (e unica, come scopriremo) esperienza sessuale con l'amico di sempre, Kevin. Le strade dei due si divideranno: dieci anni più tardi, Chiron vive ad Atlanta ed è diventato uno spacciatore come era Juan, che ha ormai preso completamente a proprio modello. Ma un nuovo incontro con Kevin lo riporterà indietro nei ricordi di un tempo mai dimenticato... Come "Brokeback Mountain" portava il tema dell'omosessualità fra i cowboy, "Moonlight" lo porta fra i neri di strada, macho palestrati con bandana e collane d'oro, quasi a voler infrangere un altro luogo comune. Il pregio maggiore della pellicola è la naturalezza con cui scorre la vicenda, raccontata in modo asciutto e intimo, nella totale assenza di retorica, di melodramma e di isterismi. Il conflitto, se c'è, è quasi solo interno a un personaggio passivo, inibito e represso, che fatica a comunicare con il mondo (a prendere l'iniziativa o a mostrargli la strada da percorrere sono sempre quelli che gli stanno intorno, da Juan a Kevin). "Roba pesante?" "No, è la vita", recita il dialogo finale con l'amico, quello in cui Chiron finalmente giunge a completare il lungo viaggio alla scoperta di sé. L'ottimo montaggio favorisce un racconto senza fretta, fatto di primi piani che indugiano sullo schermo con la loro latenza emotiva (memorabile, fra le tante, la scena in cui Juan ammette al piccolo Chiron – quasi vergognandosene – di vendere droga a sua madre), mentre sorprendono la fotografia di James Laxton (con quei colori elettrici) e la colonna sonora (con una scelta di brani quanto mai variegati). I tre capitoli in cui si divide il film si intitolano "Piccolo", "Chiron" e "Black", i tre nomi con cui il protagonista si identifica (o meglio, è identificato dagli altri) nelle varie fasi della vita. In queste, Chiron è interpretato rispettivamente da Alex Hibbert, Ashton Sanders e Trevante Rhodes, mentre Naomie Harris è la madre, André Holland è Kevin da adulto e Mahershala Ali (premiato con l'Oscar) è Juan. Una statuetta è andata anche alla sceneggiatura non originale.

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