18 marzo 2017

La presa di Roma (Filoteo Alberini, 1905)

La presa di Roma, aka Bandiera bianca, aka La breccia di Porta Pia
di Filoteo Alberini – Italia 1905
con Ubaldo Maria Del Colle, Carlo Rosaspina
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Visto su YouTube.

"La presa di Roma" (di cui sopravvivono oggi solo circa cinque dei 10-12 minuti originari) è considerato ufficialmente il primo film italiano a soggetto (anche se alcuni film nel nostro paese erano già stati girati, a partire da quelli di Italo Pacchioni fra il 1896 e il 1901). Secondo alcune fonti, la prima proiezione avvenne proprio davanti a Porta Pia, la sera del 20 settembre 1905, in occasione del 35° anniversario degli eventi narrati (che dunque non erano così lontani nei ricordi!). Altre fonti, invece, fanno risalire la "prima" al 16 settembre, a Livorno. Alberini è stato un vero e proprio pioniere del cinema in Italia: impiegato presso l'Istituto Geografico Militare di Firenze e affascinato dalle invenzioni di Edison e dei Lumière (lui stesso nel 1894 aveva cercato di costruire un "kinetografo" per proiettare una serie di fotogrammi che davano l'illusione del movimento), nel 1899 aveva aperto nel capoluogo toscano la prima sala cinematografica del nostro paese; e cinque anni più tardi, trasferitosi a Roma, aveva fondato con un amico uno dei primi studi di produzione italiano, la Alberini & Santoni, che nel 1906 diventerà la Cines. Attraverso una serie di quadri (il linguaggio è quello dei primordi: camera fissa, didascalie introduttive, assenza totale di montaggio e di primi piani), "La presa di Roma" mette in scena l'episodio conclusivo del Risorgimento e dell'Unità d'Italia. Assistiamo così all'arrivo del parlamentare Carchidio a Ponte Milvio, al rifiuto del generale pontificio Kanzler di firmare la resa, all'attacco dei Bersaglieri e all'apertura della breccia di Porta Pia, con conseguente ingresso dei soldati a Roma; e infine, alla resa di Pio IX e ai festeggiamenti delle truppe italiane (di tutto ciò, nei frammenti sopravvissuti e restaurati, rimangono solo l'arrivo di Carchidio, il rifiuto di Kanzler, e l'ingresso dei soldati attraverso la breccia; delle cannonate sulle mura c'è solo un fotogramma). Il film si conclude con la scena più celebre, addirittura a colori, la "Apoteosi", in cui le figure simbolo del Risorgimento (Cavour, Vittorio Emanuele II, Garibaldi e Mazzini) si ergono a fianco di una Italia incarnata come una divinità, anche a sottolineare come il patriottismo, una sorta di religione laica, dovesse sostituire la religione cattolica. In ogni caso, al di là dell'importanza cronologica, rimane una pellicola di tutto rispetto per lo sforzo produttivo (il film costò 500 lire), per l'impegno nella messa in scena e per la ricostruzione storica (le scenografie si ispirarono a fotografie del 1870 e l'esercito fornì armi e uniformi), specie se consideriamo che si trattava di un'industria agli esordi. La scelta del tema trattato è significativa, volendo legare in maniera simbolica la nascita della nazione a quella della settima arte. E segnerà l'indirizzo che il cinema italiano continuerà a seguire nei suoi primi anni di vita: ovvero quello della ricostruzione di eventi storici, di ispirazione patriottica o letteraria. Nel giro di pochissimi anni si assisterà a una rapida crescita dell'industria italiana che, nel tentativo di "mettersi in pari" con quella francese e delle altre nazioni dove il cinema era già diffuso, arriverà a sfornare pellicole di grande successo.

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