30 maggio 2017

Barry Lyndon (Stanley Kubrick, 1975)

Barry Lyndon (id.)
di Stanley Kubrick – GB/USA 1975
con Ryan O'Neal, Marisa Berenson
***

Rivisto in DVD.

Nell'Irlanda di metà Settecento, il giovane e impetuoso Redmond Barry (Ryan O'Neal) è costretto alla fuga dopo aver ferito in duello un ufficiale inglese, promesso sposo di sua cugina (di cui era innamorato). I casi della vita lo porteranno ad arruolarsi nell'esercito di re Giorgio, allora impegnato nella Guerra dei Sette Anni contro la Francia, per poi disertare e finire invece nell'esercito prussiano, alleato degli inglesi. Terminata la guerra, in compagnia dell'avventuriero Chevalier de Balibari (Patrick Magee), Barry farà fortuna dapprima con il gioco d'azzardo, e poi sposando la bella e ricchissima Contessa di Lyndon (Marisa Berenson), il cui nome aggiungerà al suo. Ma l'insano desiderio di ottenere a propria volta un titolo nobiliare inglese, e l'inimicizia del figlio di primo letto della Contessa, Lord Bullingdon (Leon Vitali), gli faranno perdere tutto. Da un romanzo ottocentesco di William M. Thackeray (l'autore del "Falò delle vanità"), adattato con qualche libertà, uno dei film di Stanley Kubrick più ambiziosi e celebrati (almeno dal punto di vista tecnico). Stupefacente la ricostruzione storica: non solo per quanto riguarda scenografie e costumi (giustamente premiati con l'Oscar), ma soprattutto per la cinematografia. La fotografia di John Alcott dona una qualità pittorica alla pellicola, tanto nelle scene in esterni (dove vengono valorizzati i paesaggi e i cieli nuvolosi) quanto in quelle in interni (che sembrano uscire da dipinti d'epoca). Celebre fu la scelta di girare soltanto con luce naturale: per poter catturare la fioca illuminazione delle candele o delle lampade ad olio, per esempio, Kubrick dovette ricorrere a speciali macchine da presa con lenti ultra-veloci, messe a punto dalla Zeiss per la NASA. Il regista, naturalmente, ci aggiunge del suo: il film è graziato dal consueto talento per la composizione della scena, dalla cura di ogni dettaglio, dalle lente carrellate in funzione narrativa (splendida, per esempio, la sequenza del primo bacio fra Barry e Lady Lyndon sulla veranda), che donano all'intera pellicola un senso di perfezione formale senza pari. Lungo (tre ore), lento, ma di certo esteticamente bellissimo!

Un narratore velatamente ironico ci accompagna durante tutto il racconto della vita di Barry, una storia di ascesa e caduta punteggiata dai duelli (con la spada ma soprattutto con la pistola), alcuni dei quali – da quello iniziale con il capitano inglese a quello finale con il figliastro – restano fra i momenti più memorabili del film. Le accuse di freddezza e di eccessivo formalismo che alcuni hanno rivolto alla pellicola cadono di fronte ad episodi ad alta intensità emotiva (la breve storia d'amore con la contadina tedesca, il dramma della morte del figlio Bryan), all'attenzione verso figure tragiche come la Contessa di Lyndon, o quasi comiche come lo Chevalier (uno dei diversi "mentori" che accompagnano la crescita di Barry: prima di lui ci sono l'amico ufficiale Grogan e poi il capitano prussiano Potzdorf). Barry stesso, nel corso della sua esistenza, ricopre diversi ruoli (soldato, disertore, eroe di guerra, spia e controspia, giocatore d'azzardo, arrampicatore sociale, affermato nobiluomo, e infine alcolizzato in disgrazia), così come evolve il suo rapporto con gli altri, che si tratti di onore (certe volte ci appare meschino e codardo, altre volte onesto e coraggioso) o di amore (passa da giovane romantico e idealista a vuoto e disilluso). La colonna sonora di Leonard Rosenman riarrangia diversi brani di musica barocca e classica, in particolare la sarabanda dalla Suite n. 4 HWV 437 di Händel (anche sui titoli di coda) e l'andante con moto dal Trio n. 2 D.929 di Schubert. Il castello in Irlanda dove furono girate la maggior parte delle scene della seconda parte andò distrutto per un incendio pochi mesi dopo la fine delle riprese. Nel complesso, "Barry Lyndon" è il film di Kubrick dove l'immagine ha il maggior peso. Più che il destino dei suoi personaggi, ai quali comunque si affeziona e il cui comportamento non giudica mai, al regista sembra interessare soprattutto ritrarli come in un quadro d'epoca, e anche per questo la pellicola si sposa perfettamente con la sua ambientazione storica (c'è chi ha detto che si tratta della "più ampia e rigorosa rappresentazione del Settecento che il cinema abbia mai prodotto"). Con quattro Oscar vinti (costumi, scenografie, fotografia e colonna sonora), alla pari di "Spartacus", è stato il film di Kubrick che ha riscosso il maggior riscontro di critica alla sua uscita. E ha influenzato, fra gli altri, Ridley Scott ("I duellanti") e Martin Scorsese ("L'età dell'innocenza").

4 commenti:

Babol ha detto...

Splendido racconto di (non)formazione, zeppo di immagini talmente belle da mozzare il fiato. In questo caso sono tre ore ben spese che passano come fossero mezza!

Christian ha detto...

Nel suo genere indubbiamente un capolavoro. Magnifica anche la colonna sonora con Händel e Schubert.

Marisa ha detto...

Tutti i film di Kubrick per me sono capolavori! Riguardo alla perfezione e bellezza delle immagini, a questo film si può affiancare l'ultimo grande lavoro , quell'Eyes Wide Shut che, secondo me, è stato sottovalutato, forse per la poco espressiva presenza di Tom Cruise!

Christian ha detto...

Questo è uno dei suoi film dei più amati dai registi stessi (da Scorsese a Lars Von Trier), che vi riconoscono una perfezione formale ed estetica senza pari. Io personalmente preferisco ancora "2001", ma ovviamente avercene film così!