3 luglio 2017

L'altra faccia del pianeta delle scimmie (Ted Post, 1970)

L'altra faccia del pianeta delle scimmie
(Beneath the Planet of the Apes)
di Ted Post – USA 1970
con James Franciscus, Linda Harrison
*1/2

Visto in divx.

Il successo del film tratto dal romanzo di Pierre Boulle fece sì che "Il pianeta delle scimmie" divenisse una vera e propria franchise cinematografica (anche se questo primo sequel, uscito due anni dopo il prototipo, sembrò quasi voler porre subito termine alla saga, distruggendo il pianeta con tutti i personaggi). Il canovaccio è lo stesso del lungometraggio precedente. Un altro astronauta del ventesimo secolo, Brent (Franciscus), sulle tracce di Taylor (Charlton Heston, in un ruolo ridotto rispetto al primo film: essenzialmente compare solo all'inizio e alla fine), giunge a sua volta sulla Terra dell'anno 3955 ed entra in contatto con la nuova civiltà delle scimmie. Con l'aiuto di Nova (Harrison) e degli scimpanzé Zira e Cornelius, sfugge alla cattura e si rifugia nella "zona proibita", alla ricerca di Taylor. Scoprirà che fra le rovine di una New York sepolta nel sottosuolo vive una razza di esseri umani evoluti, sfigurati dalle radiazioni ma dotati di poteri telepatici, che venerano una bomba atomica come se fosse una divinità ("una sacra arma di pace") e progettano di usarla contro le scimmie, anche perché il bellicoso generale gorilla Ursus intende invadere le loro terre. Se la satira sociale lascia il posto a una fantascienza più generica (vedi i mutanti telepatici), rispetto al primo capitolo il messaggio antibellico si fa ancora più esplicito (c'è persino una scena con gli scimpanzé che protestano contro la guerra, che richiama le marce contro l'impegno militare degli USA in Vietnam) e le metafore perdono ogni sottigliezza (la "messa" per la bomba è inquietante ma alquanto ridicola). Se ci aggiungiamo una sceneggiatura che ripropone in maniera derivativa le situazioni del primo film (a partire da un protagonista assai simile: a proposito, che incredibile coincidenza che Brent precipiti nello stesso luogo – e nello stesso tempo! – in cui era finito Taylor) o che le diluisce, rendendole meno suggestive (una cosa è trovare i resti della Statua della Libertà; un'altra è rinvenire sepolta l'intera città di New York, dalla metropolitana agli edifici pubblici), ecco che la stessa esistenza dei sequel inizia ad annacquare la potenza del concetto iniziale. Il finale (voluto, pare, da Heston) è sbrigativo e nichilista, all'insegna di un pessimismo apocalittico. E dal successivo episodio, "Fuga dal pianeta delle scimmie", la saga proverà a prendere strade diverse. Alla colonna sonora Leonard Rosenman sostituisce Jerry Goldsmith. Fra i mutanti si riconosce il grasso Victor Buono. Sotto le maschere delle scimmie, ancora opera di John Chambers, ritroviamo Kim Hunter (Zira) e Maurice Evans (Zaius), mentre Ursus è James Gregory (la produzione voleva Orson Welles!) e Cornelius è interpretato da David Watson anziché da Roddy McDowall, che tornerà l'anno seguente nel terzo film.

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