17 settembre 2017

Paris, Texas (Wim Wenders, 1984)

Paris, Texas (id.)
di Wim Wenders – Germania/Francia/GB 1984
con Harry Dean Stanton, Nastassja Kinski
***1/2

Rivisto in DVD, con Sabrina, per ricordare Harry Dean Stanton.

Un uomo esce camminando dal deserto, al confine fra Messico e Stati Uniti. Si tratta di Travis (Harry Dean Stanton), muto e forse smemorato, che da quattro anni era sparito misteriosamente. A recuperarlo, per ricondurlo alla civiltà, si fionda suo fratello Walt (Dean Stockwell), pubblicitario di Los Angeles che nel frattempo, insieme alla moglie Anne (Aurore Clément), ne ha allevato il figlio Alex (Hunter Carson) come se fosse il suo. Anche la moglie di Travis, Jane, non dà infatti più notizie di sé. Una volta rimessolo in sesto, Walt porta il fratello a casa con sé per fargli incontrare suo figlio, che ormai ha quasi otto anni: e nonostante le fatiche iniziali, lentamente l'uomo riesce a recuperare il rapporto con lui. Al punto che quando Travis decide di partire nuovamente, stavolta per rintracciare la moglie, il bambino sceglierà di accompagnarlo. Travis troverà Jane (Nastassja Kinski) a fare la spogliarellista in un peep show di Houston, e i due avranno una lunga conversazione chiarificatrice mentre stanno dai lati opposti di una parete a finto specchio... Da un soggetto di Sam Shepard, con una sceneggiatura improvvisata durante le riprese cui hanno collaborato lo stesso Wenders e L.M. Kit Carson, il padre dell'attore che interpreta il bambino (al momento di iniziare a girare, infatti, lo script era solo a metà), uno dei film più fortunati e popolari del regista tedesco, che gli valse la Palma d'Oro al Festival di Cannes. In esso prosegue e giunge a compimento il suo viaggio alla scoperta degli Stati Uniti, delle sue atmosfere e dei suoi luoghi (anche cinematografici: si pensi a John Ford). Proprio gli ampi spazi dell'America, dai deserti della Momument Valley alle strade sconfinate, dai panorami urbani delle colline di Los Angeles fino ai grattacieli di Houston, sono esaltati dalla fotografia iperrealista e colorata di Robby Müller, ma soprattutto sono abitati da personaggi con una grande umanità e con una storia da raccontare.

I temi del viaggio e del movimento, della ricerca di sé e del rapporto con il proprio passato, tipicamente wendersiani, sono attuati attraverso le relazioni familiari (quelli fra fratelli di Walt e Travis, quelli fra padre e figlio di Travis e Alex – che nella versione originale si chiamava Hunter, come il piccolo attore che lo interpreta – e infine quelli di coppia fra Travis e Jane) e mai soffocati da una bellezza formale (la regia, le inquadrature, i movimenti di macchina, la suddetta fotografia) che semmai incornicia lo struggente racconto. Questo passa dall'avventura on the road al dramma esistenziale, sfuggendo le trappole della retorica e del manierismo anche quando affronta argomenti "rischiosi" come il desiderio di ritrovare un'unità familiare andata perduta: e la caratterizzazione dei vari personaggi, con le loro insicurezze, li rende quando mai vivi e memorabili. La pellicola è facilmente divisibile in tre sezioni, come se si trattasse di tre film diversi, ciascuna con le sue regole e il suo ritmo: quella dell'incontro e del viaggio di Travis con il fratello Walt, quella a Los Angeles del recupero del rapporto con il figlio, e infine quella a Houston della ricerca e del confronto con Jane: la scena clou è naturalmente l'ultima, il lungo colloquio attraverso l'interfono nel peep show, che dura oltre venti minuti e in cui finalmente anche Nastassja Kinski (in precedenza vista solo in foto e nelle brevi scene di un filmino Super8 proiettato a casa di Walt) ha la sua occasione di brillare. È in questa scena, fra l'altro, che veniamo finalmente a conoscenza degli antefatti della vicenda: non attraverso un flashback mostrato sullo schermo, ma solo dai lunghi e intensi monologhi dei due personaggi. Il titolo della pellicola proviene da una località nel Texas in cui i genitori di Travis e Walt si sono conosciuti e in cui Travis ha acquistato un lotto di terreno: a dire il vero è un po' pretestuoso, visto che i personaggi non vi si recano mai e se ne vede uno squallido scorcio solo in fotografia (il che fece infuriare gli abitanti di quella cittadina). Cameo di John Lurie nei panni del gestore del peep show. Molto bella la colonna sonora acustica (con la steel guitar) di Ry Cooder.

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