14 dicembre 2017

I gioielli di Madame de... (Max Ophüls, 1953)

I gioielli di Madame de... (Madame de...)
di Max Ophüls – Francia/Italia 1953
con Danielle Darrieux, Charles Boyer, Vittorio De Sica
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Visto in divx.

Per pagare un debito, nella Parigi di fine ottocento, una contessa (Darrieux) vende un paio di orecchini che le erano stati regalati come dono di nozze dal marito (Boyer), al quale dice che li ha smarriti. Attraverso vari e lunghi giri, i gioielli finiscono nelle mani di un diplomatico italiano (De Sica) che, innamorato della nobildonna, glieli regala nuovamente... Da un romanzo di Louise Lévêque de Vilmorin, uno dei più celebri film di Ophüls, messa in scena elegante e stilizzata di un raffinato mondo di riti mondani, dove l'amore e la passione sono come un gioco in cui non è possibile commettere passi falsi. "La nostra felicità coniugale è proprio come noi: soltanto superficialmente è superficiale", dice il generale a sua moglie, una frase che potrebbe essere usata per descrivere tutto il cinema di Ophüls. I tre attori danno vita a personaggi finemente caratterizzati, con idee e sentimenti ben chiari, eppure prigionieri di un mondo dominato da regole formali e artificiose. Madame de... (il nome completo non viene mai rivelato: anche quando è scritto o pronunciato, c'è sempre qualcosa che ci impedisce di leggerlo o di udirlo per intero) è leggera, civettuola, corteggiata da tutti, incline alle menzogne, e conduce una vita vuota e priva di direzione, almeno prima dell'incontro con l'amante; suo marito, il cupo generale André, è sicuro di sé ma orgoglioso e moderatamente geloso, anche se forse tiene più alla propria rispettabilità che all'amore della moglie; il barone Fabrizio Donati è un uomo di mondo, ricco di esperienze, ma che si lascia catturare dal fascino della donna ed è pronto a morire per lei. E poi, come se fossero loro i veri protagonisti, ci sono gli orecchini, che passano di mano in mano, viaggiano da Parigi a Costantinopoli (e ritorno), periodicamente tornano sempre al gioielliere Rémy (Jean Debucourt), dal quale il solo André li ricompra almeno tre volte. I gioielli (con due cristalli a forma di cuore) rappresentano naturalmente proprio il cuore della contessa, qualcosa di cui è impossibile disfarsi o dimenticarsi: il finale tragico è inevitabile. Boyer e Darrieux avevano già lavorato insieme nel 1936 in "Mayerling" (così come il costumista Georges Annenkov). Curatissima la regia di Ophüls, che dà il meglio di sé in sequenze complesse (la storia d'amore fra la contessa e Donati è raccontata attraverso una serie di balli in società) come in piccole trovate estemporanee (i coriandoli della lettera fatta a pezzi diventano fiocchi di neve che ricoprono il paesaggio).

2 commenti:

Marisa ha detto...

Un film ingiustamente dimenticato, ma delizioso e con un Vittorio De Sica all'altezza della sua fama per il fascino di "latin lover". Hai proprio ragione: "soltanto superficialmente è superficiale" è la citazione chiave.

Christian ha detto...

Dietro l'apparente vacuità e leggerezza (con la Parigi di fine ottocento come scenario ideale), c'è infatti molta più profondità di quanto sembri.

Quanto a De Sica: ai tempi era già famoso come regista (aveva già fatto "Umberto D" e "Miracolo a Milano", e aveva già vinto l'Oscar per "Sciuscià" e "Ladri di biciclette"), e Ophüls era talmente suo ammiratore da avere timore a dargli indicazioni sul set: durante la lavorazione, però, i due sono diventati amici.