31 gennaio 2018

Fronte del porto (Elia Kazan, 1954)

Fronte del porto (On the Waterfront)
di Elia Kazan – USA 1954
con Marlon Brando, Eva Marie Saint
***1/2

Rivisto in divx.

L'ex pugile Terry Malloy (Marlon Brando, in una delle interpretazioni più celebri della sua carriera: "Potevo diventare un campione. Potevo essere qualcuno... invece di niente") è al soldo di Johnny Friendly (Lee J. Cobb), capo di un'organizzazione sindacale che utilizza metodi mafiosi per sfruttare gli scaricatori del porto a proprio piacimento, facendo la cresta su ogni attività e decidendo chi deve lavorare e chi no. Quando, anche per causa sua, il suo amico Joey – che intendeva denunciare Johnny – viene ucciso, Terry comincia ad avere sensi di colpa e scrupoli di coscienza, esacerbati dalle prediche di Padre Barry (Karl Malden) e dall'incontro con Edie Doyle (Eva Marie Saint, al suo debutto sul grande schermo), la sorella di Joey, innocente ma agguerrita, di cui si è innamorato. Uno dei più importanti film hollywoodiani degli anni cinquanta, che ha cementato la fama sia del regista Elia Kazan che – soprattutto – di Marlon Brando, in un ruolo da duro in cerca di redenzione. Memorabile la sua camicia a scacchi, che veste per tutta la pellicola (tranne che nell'ultima scena, quando indossa la giacca di Joey, l'amico della cui morte si sente colpevole e con il quale condivideva la passione per l'allevamento di colombi viaggiatori sul tetto). La sua, come abbiamo detto, è una storia di redenzione: ma sullo sfondo di un impianto collettivo che denuncia le condizioni dei lavoratori la pellicola affronta anche i temi personali del coraggio, della vigliaccheria, della delazione e del tradimento. Non va trascurato il contesto produttivo, nel pieno della stagione del Maccartismo: attraverso il personaggio del prete, che cerca di convincere i lavoratori a denunciare chi li sfrutta, Kazan sembra voler giustificarsi o comunque lanciare un messaggio a chi (come Arthur Miller, che peraltro aveva scritto la prima versione del soggetto, poi sceneggiato da Budd Schulberg) lo aveva accusato di aver collaborato con le commissioni sulle attività antiamericane. In ogni caso, la trama si ispirerebbe direttamente ad alcuni eventi di cronaca davvero accaduti al porto di Hoboken, nel New Jersey. E il film è potente nelle immagini quanto nei contenuti, curatissimo nella messa in scena e con una recitazione intensa e di alto livello da parte di tutto il cast. La fotografia in bianco e nero di Boris Kaufman ha tutti i crismi di un noir: basti pensare all'illuminazione sghemba nelle scene notturne in cui viene ucciso Charley (Rod Steiger), il fratello di Terry che non ha voluto tradirlo. La scena in auto con il confronto fra Brando e Steiger, giustamente considerata dai critici uno dei vertici emozionali del film, fu praticamente improvvisata dai due interpreti (entrambi provenienti dalla scuola dell'Actors Studio fondato dallo stesso Kazan). Straordinaria anche la colonna sonora di Leonard Bernstein, ricca di sonorità stravinskiane e con un tema semplice ma memorabile. Vincitore di otto premi Oscar, tutti di peso: miglior film, regia, sceneggiatura, attore (Brando), attrice non protagonista (Saint), fotografia, scenografia e montaggio: fu inoltre nominato per la colonna sonora e per tre attori non protagonisti (Malden, Steiger, Cobb).

2 commenti:

Marisa ha detto...

E' un film che rimane nel cuore, oltre che nella memoria.
Come non ricordare, tra le tante, la scena romanticissima in cui Marlon Brando si infila il guanto di lei (credo sia stata un'improvvisazione dovuta all'incredibile intuito di lui!) e la struggente maschera di dolore alla vista della strage dei piccioni! Il film che mi ha fatto definitivamente amare Marlon Brando.

Christian ha detto...

La recitazione di Brando è davvero struggente e realistica, per l'epoca, grazie a tutti questi particolari. Nella scena in auto con il fratello, per esempio (ma non solo), il suo volto passa attraverso moltissime emozioni contrastanti nello spazio di pochi istanti: sorpresa, delusione, rabbia, tristezza...