23 gennaio 2018

I misteri del giardino di Compton House (P. Greenaway, 1982)

I misteri del giardino di Compton House (The Draughtsman's Contract)
di Peter Greenaway – GB 1982
con Anthony Higgins, Janet Suzman
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Rivisto in DVD.

Nel 1694, il disegnatore Mr. Neville (Higgins) viene assunto dalla ricca signora Herbert (Janet Suzman) per realizzare dodici vedute della casa e della tenuta di Compton House, nella campagna inglese, con una specifica attenzione al giardino, di cui suo marito è particolarmente fiero. In cambio del suo lavoro, che dovrà essere terminato in dodici giorni (giusto prima che il marito ritorni da un viaggio a Southampton), l'artista avrà denaro, vitto, alloggio e soprattutto la possibilità di incontri amorosi con la stessa Mrs. Herbert. Nonostante l'arrogante Neville creda di avere il coltello dalla parte del manico, scoprirà presto di essere vittima di un complotto: nei suoi disegni, che riproducono fedelmente il paesaggio e la realtà davanti ai suoi occhi, si celano infatti gli indizi di un omicidio... Il primo film di finzione di Peter Greenaway (che in precedenza aveva realizzato esclusivamente corti, documentari e mockumentary) è un insolito ma affascinante giallo seicentesco e pittorico, dalla scrittura intelligente e dai raffinati sottotesti, dove molto di ciò che accade veramente è nascosto sotto la superficie e dove i dettagli (nella realtà e nei dipinti) svelano poco a poco il mistero. Il protagonista, pignolo nel suo lavoro e arrogante nei rapporti con le persone, non lesina impertinenza e frecciatine contro la nobiltà, convinto di essere lui a condurre le danze e di gestire la situazione: ma proprio come quando disegna non fa altro che riprodurre la realtà che osserva, senza veramente analizzarla e comprenderla ("Dipingere richiede cecità", afferma un personaggio), così non si rende conto di essere soltanto uno strumento in mani altrui (alcuni critici hanno in effetti letto il film come una metafora sociale, nella quale le classi inferiori si illudono solamente di comprendere le manovre di quelle dominanti). L'arte, il sesso, la morte, il cibo, i numeri, la riproduzione della realtà: gli ingredienti più cari al regista inglese sono già tutti presenti. Assai elaborata la ricostruzione seicentesca, che mescola eccentricità e raffinatezze (l'eleganza, i cibi, gli abiti a balza, i parrucconi), talvolta esagerate, con discorsi e concetti banali. Qua e là, qualche spunto surreale (l'uomo che finge di essere una statua) ci ricorda che si tratta di un'opera d'arte, dove simboli e allegorie hanno il predominio sul quotidiano e la realtà. Fondamentale la musica di Michael Nyman (ispirata a Henry Purcell), che con Greenaway stringe un sodalizio importante quanto quello di altre celebri coppie di registi e compositori (Leone e Morricone, Fellini e Rota, Kitano e Hisaishi, Spielberg e Williams). Nel cast anche Anne Louise Lambert (la figlia di Mrs. Herbert) e Hugh Fraser (il genero tedesco).

2 commenti:

Jean Jacques ha detto...

Film curioso, l'inizio di una carriera atipica ma molto interessante. Da ex studente d'arte mi ha particolarmente colpito.

Christian ha detto...

Devo confessare di avere un debole particolare per Peter Greenaway, un cineasta (come dici tu) atipico e molto originale. A volte i suoi film possono sembrare intellettualmente ostici, se non addirittura sgradevoli, ma hanno comunque un particolare fascino. E ripetute visioni li rendono sempre più accattivanti.