9 marzo 2018

Equilibrium (Kurt Wimmer, 2002)

Equilibrium (id.)
di Kurt Wimmer – USA 2002
con Christian Bale, Taye Diggs
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Visto in divx.

Dopo una cruenta terza guerra mondiale, e per evitare il rischio di una quarta, l'umanità ha deciso di bandire quelle che sono considerate le origini dell'odio: le emozioni. Nella totalitaria città-stato di Libria, così, è proibito (pena la morte!) provare qualsiasi emozione, che sia positiva o negativa. Tutti gli abitanti devono assumere giornalmente un farmaco che le inibisce, il Prozium, mentre degli speciali agenti, i chierici (ma il termine rimane "cleric" anche nella versione italiana), hanno il compito di scovare ed eliminare i gruppi di resistenza clandestina che si oppongono a questo stato di cose, nonché quello di distruggere tutte le forme d'arte e d'espressione del passato. Quando, per un caso fortuito, il chierico John Preston (Bale) "salta" per un giorno la sua consueta dose di Prozium, comincia a vedere le cose con altri occhi... L'idea alla base di questa pellicola di fantascienza distopica è assai semplice ma sembrerebbe buona, almeno finché non ci si ferma un attimo a pensarci: allora si capisce che non può veramente funzionare. E infatti il film accumula contraddizioni a ripetizione, trovandosi costretto a puntare le sue carte soltanto su una vuota e banale retorica (al protagonista basta guardare un arcobaleno o fissare un cucciolo di cane negli occhi per voltare le spalle a tutto ciò a cui aveva fortemente creduto fino ad allora) e sulle scene d'azione (peraltro buone). Per di più la sceneggiatura, oltre a essere ridondante, didascalica e lenta a carburare, manca di equilibrio e salta di palo in frasca, introducendo temi e personaggi solo al momento in cui servono e dimenticandosene per lunghi tratti (i due figli di John, il collega-rivale, l'idea che uno dei compiti dei chierici sia quello di bruciare le opere d'arte del passato...). Incredibilmente derivativo, si dipana attraverso sviluppi quanto mai prevedibili (John ovviamente entrerà in contatto con la resistenza) e ruba idee a destra e manca: il più da classici distopici come "Fahrenheit 451" e "1984", ovviamente, ma qualcosina anche da "Hero" (la necessità di John di arrivare a un colloquio faccia a faccia con l'irraggiungibile capo di Libria, il Padre, la cui parola è legge come in una sorta di religione), da "Pleasantville" (la fastidiosa retorica delle emozioni), da "Fight Club" (il finale con le esplosioni), "Matrix", "Il mago di Oz" e altro ancora. A salvarlo, a parte qualche (lieve) colpo di scena nel finale, sono soprattutto due cose: l'apparato estetico-visivo (le architetture e i costumi ricordano i regimi fascisti: il film è stato girato a Berlino e all'EUR di Roma) e le originali tecniche di combattimento (le sparatorie con la pistola sono una forma di arte marziale, con tanto di kata, evidente omaggio a tante pellicole hongkonghesi: ma le ispirazioni orientali permeano a più livelli tutto l'ordine dei chierici). Nel cast anche Emily Watson, Sean Bean e Angus Macfayden. Wimmer, al suo secondo film (ma dopo il terzo, "Ultraviolet", si dedicherà soltanto alla sceneggiatura) ha un cameo come uno dei ribelli.

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